Un sabato al circo

Primavera

Approfittando di un pomeriggio soleggiato, il padre e i bambini camminavano a caso per le vie.

Lo sguardo in sù, fischiettando, Ginovaldo guardava gli uccelli che si inseguivano con versi allegri nel cielo azzuro di maggio. Un vento lieve gli accarezzava il viso. Era tutto arzillo, la testa vuota di crucci. I figli andavano insieme al proprio ritmo.

Sempre a naso in aria, il rumore di una sirena di polizia lo svegliò.

Ma dove sono i figli ? Davanti a lui, fino al crocevia non c’erano. Si voltò e li vide indietro, fermi di fronte ad una locandina incollata sul tronco di un platano.

Ginovaldo aspettò un momento ma i ragazzi non si muovevano. Chiacchieravano, indicando col dito il programma.

Incuriosito il padre li raggiunse.

– Ma che c’è ? Che sta succedendo ?
– Papà, papà c’è il circo – disse Tonino.
– Papà, papà andiamoci – disse Andreuccio.
– Guarda ci sono leoni, elefanti, dai papà sii gentile !
– Ahimè, lo sapete che facciamo fatica a sbarcare il lunario…

Ci fu un piccolo momento di abbattimento che parve un’ eternità.
– Dobbiamo trovare soldi – disse Andreuccio.
– Sì, – rispose suo padre prendendolo in giro,
– Puoi fare come quello lì – mostrando un accattone seduto contro un muro.

Ma subito si pentì della battuta vedendo gli occhi lucidi di Gostino e Peppina.
– Dai dai non piangere, entro sabato ci riffleterò…
– Hai promesso papà, hai promesso – ripeterono a turno i quattro figli.
– Sì sì ma bisognerà forse rompere il salvadanaio !
– Sì sì, siamo d’accordo, rompiamolo papà !

Allora i bambini si misero a gridare di gioia e a saltare come pulci.

Tornati a casa, sempre nell’eccitazione fecero il conto dei risparmi.
– Papà papà, ne abbiamo abbastanza per tre biglietti ! – annunciò con fierezza Tonino.
– Sì, sì, ma se tu sai far di conto, ce ne mancano due !
– E allora ? Come fare ?
– Vedremo Sabato, ci sarà forse uno sconto per i gruppi o per le famiglie numerose…

Il Sabato venne e Ginovaldo decise di presentarsi presto, prima dell’apertura dello sportello per tentare di trattare i biglietti.

Vide due bambine che stavano giocando a campana davanti ad una roulotte.
– Sentite ragazzine, non ci sarebbe qualcuno per informarmi…
– Papà, papà vieni, abbiamo una visita ! – disse la maggiore.

Incorniciato nell’entrata spalancata apparve un ometto tozzo e baffuto che Ginovaldo immaginò subito come fosse un domatore, la mano alzata schioccando la frusta sulle belve.
– Sì, – fece il presunto domatore.
– Scusi Signore… Ecco, vorrei sapere…

Ginovaldo destabilizzato dall’ apparizione non trovava le parole per spiegarsi.

Tutti i bambini si fissarono intimiditi…
– Sì…
– Non so come dire… Ecco…I figli vogliono vedere il Suo spettacolo ma … possiamo pagare per tre solo e siamo in cinque. Non fate sconti per i gruppi o le famiglie numerose ? Non sarebbe possibile avere…?

Le ragazzine guardarono adesso i quattro figli di Ginovaldo con simpatia e comprensione.
– Non siamo i Servizi Sociali – disse l‘ometto, – la vita è dura per tutti e…
– Papààà, – intervenne una delle bambine con tono implorante.

Il padre diede un’occhiata alla figlia e continuò a parlare con tono benevolo e il viso sorridente.
– Sì , la vita è dura per tutti ma io sono anche un padre di famiglia e non posso privare questi fanciulli di un tale piacere…. Le figlie non me lo perdonerebbero.
– Grazie mille, grazie mille – disse Ginovaldo,
– Ragazzi, ringraziate il Signore che è molto gentile…
– È normale darsi una mano quando è possibile ! A proposito – aggiunse l’ometto di circo,
– Ho bisogno di un manovale per sostituire uno dei miei, ricoverato da stamattina, Le andrebbe ? È per lo spettacolo di questo pomeriggio e quello di stasera.
– Pago sottobanco … D’accordo ?

Sorpreso, Ginovaldo ebbe un momento d’esitazione. Non volle far pensare che l’idea di darsi una mano non fosse ricambiata. Intrappolato si sentì dire :
– Sono d’accordo.
– Molto bene, non lo rimpiangerà, poi vedrà lo spettacolo dietro le quinte ! -rispose « il suo capo per un giorno ».

I figli rientrarono felicissimi e raccontarono alla mamma, eccitati come monelli litigando per l’imbeccata, quanto il pagliaccio fosse stato buffo, tutte le prodezze delle due trapeziste e  soprattutto quelle del domatore che dissero fieramente avere incontrato con papà.

Ricordi indimenticabili !

In quanto a Ginovaldo, tornò alle tre di notte con ricordi ben diversi da quelli conosciuti dai fanciulli. Era esaurito, rotto da quel lavoro di schiavo. Mai in vita sua  alla SBOF non ebbe da faticare così tanto. Stanco morto ! E tutti questi sforzi per un misero stipendio

Non parlargli più di circo, il lavoro dietro le quinte non gli aveva neanche permesso di vedere il domatore…

E gli avevano spiegato :
– adesso hai soldi e puoi pagare tutti i biglietti.

Non l’aveva capita così, lui !!!