Quest’estate per le vacanze in Francia o in Italia ecco alcuni percorsi

Un gioiello in Umbria (Nicole)

C’è un posto dove sono andata almeno trent’anni fa; tra Trevi e Spoleto vicino a Campello sul Clitunno ci sono proprio le fonti del Clitunno.

Più che un fiume è un mito, un’atmosfera, un incanto, un viaggio nel passato. Queste fonti di fatto sono conosciute dall’antichità : note per la bellezza del sito delle sue acque e le loro presupposte virtù. I romani pensavano che il Dio Clitunno, protetto da Giove, vivesse nel fondo del lago. Caligola ci veniva per adorarLe e consultare gli oracoli. Furono cantate da Plinio il giovane, Giovenale, Byron e Alexandre Dumas. Paolo Campello della Spina compro’ il sito e ne fece un parco lodato da Giosuè Carducci nel 1876. Percival Lowel dono’ il suo nome a un canale sul pianeta Marte.

Nell’antichità I Romani facevano sacrifici di animali sul lungo lago, pensando che l’acqua pura e limpida potesse rendere loro stessi innocenti e puri.

Queste fonti sono un vero gioiello del paesaggio naturale dell’Umbria, di una bellezza incantevole. Sono nascoste nel cuore di una splendida oasi di pace; le acque che sgorgano dalle rocce formano piccole vasche e finiscono per risorgenza nel fondo del  lago. Percio’ vedrete delle bolle sorgere nel fondo del lago nella sabbia bianca. Sorprendente no ? C’è un luogo insolito di bellezza e di pace con colori stupefacenti e luci straordinarie. La vegetazione è lussureggiante : i pioppi e i salici piangenti si riflettono nell’acqua chiarissima.

Se vi piace fare una passeggiata sulla riva ci scoprite una stele del Dio Clitunno.

Piu in là, in prossimità di Pissignano, sulla via del Tempio vedrete anche una chiesetta paleo cristiana sulle sponde del piccolo fiume (60Km). Iscritta al patrimonio mondiale dell’ UNESCO dal 2011 è considerata come uno dei più interessanti dell’alto medioevo in Umbria.

L’amosfera di questo sito è unica, quasi mistica e mi sembra che non sia per caso che San Francesco ci avesse vissuto vicino.

Sète, la Venezia del Languedoc (Daniela)

Conosco bene la città di Sète, città portuale del sud-est della Francia. Confina con lo stagno di Thau da un lato e le spiagge sabbiose dall’altro.

Fu costruita ai piedi del mont Saint-Clair e la sua cima, il punto più alto della città, offre una vista molto bella.

Chiamata anche la “Venezia del Languedoc“, perché attraversata da diversi canali, accoglie 43 620 abitanti.

Il suo porto è il più importante del Mediterraneo. Con barche da pesca che consegnano pesce venduto ogni giorno all’asta e anche navi da crociera molto alte e molto grandi che sbarcano i villeggianti durante i periodi estivi e navi da diporto, velieri e barche da navigazione .

Da vedere:

  • Il suo mercato con le sue verdure di tutti i colori e questi pesci freschi arrivati dal giorno prima.
  • Il museo Paul-Valery con dipinti di Combas e di Di Rosa, pittore nato a Sete, anche con Soulages, sétois di adozione da 30 anni e Jean Vilar, fondatore del festival di Avignon.
    Questo museo Paul-Valery si trova sopra il cimitero marino, dove riposa Paul Valery.

È anche la patria di Georges Brassens, nato a Sète da una famiglia di emigranti italiani, infatti la strada dove è nato porta il suo nome.

Sète è un posto privilegiato per la sua gastronomia: pesci e frutti di mare, ostriche, cozze, etc.

influenzata dalla cucina italiana in seguito alla massiccia emigrazione dal Sud di Napoli (si dice che 1/3 dei Sétois abbia origini italiane).

Altre specialità:

  • macaronade
  • tielle di polipo
  • Coda di rospo alla Sétoise

La Strada del Prosecco (Lina)

Il percorso principale della Strada del Prosecco ha voluto ricalcare l’originario tracciato inaugurato nel 1966 per le sue indubbie valenze storiche e culturali, affiancandolo però con un itinerario di ritorno che consente al visitatore di rientrare per un’altra via al punto di partenza.

Il nostro viaggio inizia idealmente dalla Città di Conegliano, che offre l’opportunità di una passeggiata tra i portici di Contrada Grande, ad ammirare le facciate di palazzi nobiliari, la straordinaria bellezza degli affreschi sulla facciata del Duomo e sullo sfondo il Castello.

Non molto distante si trova lo storico Istituto Cerletti, la più antica Scuola enologica d’Italia fondata nel 1876 (visitabile previa prenotazione l’ottocentesca ed affrescata Bottega del Vino ed il museo dedicato al prof. Luigi Manzoni, creatore dei famosi “Incroci Manzoni”, vitigni che generano vini molto interessanti).

Da qui imbocchiamo la Strada del Vino dirigendoci verso Collabrigo, borgo che regala suggestivi panorami sui colli circostanti, punteggiati di vigneti e piccole macchie boscate.

Si prosegue poi verso Rua di San Pietro di Feletto e il suo seicentesco eremo camaldolese (sede del Municipio), per arrivare a San Pietro di Feletto ove sorge la splendida Pieve del XII sec. di squisite ed eleganti linee romaniche, assolutamente da non perdere.

Il successivo tratto di strada si dipana sino a Refrontolo tra un susseguirsi di scorci suggestivi sui colli del Felettano, mentre una breve deviazione può condurre all’incantevole Molinetto della Croda, incastrato nella roccia.

Arrivati a Solighetto, scopriamo la settecentesca Villa Brandolini, sede del Consorzio Tutela del Vino Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg e luogo che ospita diversi eventi culturali. Poco lontano a Soligo sorge la chiesetta di Santa Maria Nova risalente, come i suoi affreschi, al XIV secolo. Una breve escursione conduce al tempietto di San Gallo sull’omonimo colle da cui si può godere di una straordinaria vista panoramica sulla sottostante valle del Piave.

Superata Farra di Soligo, si arriva a Col San Martino con le sue medievali Torri di Credazzo, testimonianza della presenza longobarda, e l’autentico gioiello architettonico ed artistico della Chiesetta di San Vigilio, adagiata sulle colline e raggiungibile con una passeggiata di pochi minuti.

Sino a Colbertaldo si può godere di un paesaggio in buona parte ancora integro e disegnato da piccoli coni collinari, poeticamente definiti chiocciole, spesso punteggiati dalle antiche ‘Casére’ dove i contadini ricoverano ancora oggi il fieno e gli attrezzi.

Il nostro viaggio prosegue verso Nord, immergendosi tra infiniti vigneti per raggiungere quello che è il cru per eccellenza dell’area Docg del Prosecco Superiore, ovvero l’area del Cartizze da cui si ricava l’omonimo pregiato spumante.

Dal basso, dirigendosi verso il Follo e risalendo poi verso Santo Stefano, si possono ammirare alcuni tra i più bei panorami delle colline del Prosecco Superiore Docg, i cui vigneti ininterrotti lasciano spazio solo sulle sommità dei rilievi collinari ai rinomati boschi di castagno. Oltrepassati Santo Stefano e San Pietro di Barbozza (sede della Confraternita di Valdobbiadene), si arriva infine a Valdobbiadene dove si conclude il nostro viaggio di andata non senza un’occhiata alla piazza principale circondata di edifici di stile neoclassico, e poco lontano alla deliziosa Chiesetta di San Gregorio del ‘600, utilizzata, grazie alla sua ottima acustica, per eventi musicali e corali.

Da Valdobbiadene riprendiamo il cammino, ritornando sui nostri passi in direzione di Guia; un tragitto che presenta alcuni tra i più suggestivi ed imponenti belvedere sulle colline sottostanti e sulla loro trama di vigneti ininterrotti.

Ci avviamo, lungo la S.P. 123 in direzione di Campea immersi in un paesaggio rurale ancora ben conservato. Superato il fiume Soligo e oltrepassata la SP4, a Pedeguarda si sale rapidamente in quota verso Farrò in un ambiente per molti tratti nuovo perché i vigneti, spesso ripidi e scoscesi – da non perdere in questo senso la veduta di Rolle – si aprono o fanno da contraltare a fitti boschi.

Lasciata alle spalle Arfanta, ci si dirige verso Tarzo e Corbanese prima, e poi CozzuoloCarpesicaOgliano lungo un tratto di strada caratterizzato da interessanti opere idraulico – agrarie come i ciglioni, e dal profilarsi sull’orizzonte degli antichi paesi e dei loro campanili. Il viaggio si avvia alla sua conclusione attraverso il centro di Conegliano e l’arrivo all’Istituto Cerletti.

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