Una pesca quasi miracolosa
Primavera
Faceva bel tempo quel giorno di giugno, Enzovaldo decise di mangiare il suo panino sopra una panchina del giardino pubblico. Nessun banco era completamente libero, allora Enzovaldo s’installò vicino ad un uomo che leggeva il giornale.
Interessato e curioso, Enzovaldo allungava il collo per approffittare della lettura.
Innervosito di vederlo contorcersi, l’uomo gli buttò il giornale sulle ginocchia e se ne andò borbottando.
Enzovaldo si appropriò del giornale e si mise a leggerlo con cura, quando un annuncio attirò la sua attenzione. Diceva : “Prossima domenica : gran concorso di pesca sponsorizzato dalla gazzetta. Iscrizione gratuita. Numerose carpe liberate nel lago del parco. Primo premio : un biglietto da cinquecento per la presa della carpa più grossa. I pescatori potranno conservare la loro pesca.”
Enzovaldo balzò e corse verso casa sua, il giornale sotto il braccio. Gridò :
– Giuseppina, bambini ! Venite presto, domenica andremo al concorso di pesca e vinceremo il primo premio.
– Papà, disse Edo, come faremo per prendere i pesci ? Non abbiamo il materiale, né le canne , né gli ami!
Ma Enzovaldo era ben deciso e aveva la sua idea. Dopo il tramonto, inviò i due figli più grandi, Edo e Vittorio, nel parco, a tagliare ramoscelli di nocciolo. Giuseppina fu incaricata di procurarsi filo molto robusto e spilli. In quanto a lui, dovrebbe cacciare mosche e grattare la terra per trovare vermi.
La domenica, famiglia e canne da pesca erano pronte. Era una bella giornata, faceva caldo e secco. Le foglie di un verde tenero si muovevano nella brezza e gli uccelli stavano cinguettando allegramente sui rami.
La natura esplodeva di vita. Enzovaldo ne approffittava con molto piacere, e sognava già alla vittoria. Come sarà buona la bella carpa, ben preparata da Giuseppina !
I concorrenti e le loro famiglie si ritrovarono sulla riva del lago. Fra i partecipanti Enzovaldo scorse il suo caporeparto, il signor Anselmo, un fanfarone che aveva una grande opinione di sè.
Il signor Anselmo si accostò ad Enzovaldo e gli disse :
– Sei venuto per guardare ?
– Buongiorno Signor Anselmo ! No, sono qui per partecipare.
– Ah ! Ah ! Ah ! Se acchiappi pesci con questa canna, allora babbo natale esiste davvero !
– Vedremo! l’essenziale è di passare una buona giornata.
Ogni famiglia aveva portato il picnic, quelli che si conoscevano li condividevano, mentre gli altri si ritrovavano intorno alle tovaglie posate sul prato.
Verso le quattordici, il concorso fu lanciato da un fischio che suonò nel rumore del pranzo.
Enzovaldo, motivato dalla speranza di una pesca miracolosa, si gettò per primo sugli attrezzi. Due dei figli, Edo, otto anni, e Greta, dieci anni, lo seguirono e cominciarono a reclamarlo per montare le canne, appendere le loro lenze e la larva sull’amo, prima di gettarle in acqua.
Mezz’ora più tardi, dopo aver finito con i figli, poté finalmente pescare.
Il suo piacere fu di breve durata : Edo e Greta stavano litigando, perché le loro lenze erano tutto aggrovigliate. Enzovaldo si fermò per aiutarli, e dopo venti minuti di pazienza, riuscì quest’esercizio difficile.
Greta aveva appena messo il sughero in acqua, che il piccolo Edo impigliò il suo amo in un albero dietro di lui. Infuriato dalla rabbia, Enzovaldo fu obbligato a montarne un altro.
Purtroppo, avendo dimenticato gli occhiali, non poté fare il cappio sull’amo, arrotolare il filo, passare l’estremità del filo attraverso il cappio, e tirare. Edo, deluso, andò a piangere da sua madre, mentre Greta, rimasta sola e disinteressata, iniziò a lanciare sassi in acqua.
Gli altri concorrenti esasperati gli chiesero di calmarla.
Quando tutto fu risolto, Enzovaldo, nella speranza che la fortuna gli sorridesse, ricominciò a pescare. Guardava il suo galleggiante spostarsi seguendo la piccola brezza d’estate. Dopo un’ora, niente pesci, neanche il minimo abbocco ! Enzovaldo perdeva la pazienza, era il momento di fermarsi e ripiegare il materiale. Intorno a lui, gli altri pescatori se l’erano ben goduta. I cestini pieni, commentavano felicemente i loro risultati.
All’improvviso, il sughero affondò profondamente. Enzovaldo uncinò e tirò sodo sul filo. La canna piegò fortemente, col rischio di rompersi. La presa doveva essere di una taglia eccezionale!
Enzovaldo stava toccando il cielo ! Già si vedeva circondato dai figli ammirativi e fieri davanti al pesce fumante sulla tavola familiare.
Dopo una lotta di circa dieci minuti, il galleggiante era vicino al bordo, ma Enzovaldo non vedeva la sua presa.
I pescatori, allertati dalle sue urla, si erano affrettati a vedere cosa stava succedendo.
– Che cos’è ? disse uno.
– Non lo so, tira duro ! rispose Enzovaldo.
– Dovresti lasciar scorrere il filo parecchie volte per stancarlo.
– Lo so, ma è quasi sulla riva !
Qualche sforzo più tardi, infine, l’animale apparve in superficie, lasciando intravvedere solo la sua schiena verde. A guardarci da più vicino, Enzovaldo si accorse che non era la schiena di un pesce, ma un carapace.
Non credeva ai propri occhi, quello che aveva appena acchiappato non era un pesce ma una bella tartaruga….
Quando Edo e Greta scoprirono la tartaruga, scoppiarono a ridere, e volendo acchiapparli per farli tacere, Enzovaldo non si accorse del ramo, inciampò sopra… e cadde in acqua !
Il giorno dopo nella gazzetta si poté vedere questo :